Ciao, Carla! Ho finito il tuo libro! Molto bello e molto “intimo”, con un finale a sorpresa! Complimenti!
Gabriele Molo
Ciao Carla ho terminato la lettura il cui finale mi ha piacevolmente sorpreso… molto bello, intenso piacevole nonostante la trama non sia “rose e fiori “. Complimenti un altro capolavoro.
Silvia M.
“L’OMBRA DEL VERO”, IL MAL DI VIVERE NEL NUOVO ROMANZO DI CARLA MAGNANI
“L’ombra del vero” è il nuovo romanzo di Carla Magnani per le mezzelane casa editrice ed è un romanzo che parla del mal di vivere, che parla di un dolore interiore che non da tregua, che porta al disinteresse totale per la vita e che si nutre di rimpianti, di perdite, di fallimenti, di sensi di colpa.
Scritto in prima persona è la storia di Anastasia, una donna cinquantenne che ha sviluppato sin dalla gioventù un mal di vivere che le rende la vita insopportabile.Un racconto lucido della mutazione del suo animo che ogni giorno le suggerisce che è inutile continuare a vivere. Lei lo chiama “vigliaccheria” il suo malessere.
Attraverso un percorso di autoanalisi Anastasia racconta i suoi incontri con la morte e come essa ogni volta abbia lasciato un segno profondo in lei tanto da desiderare fortemente di volerla anche lei.
“L’ombra del vero” racconta così il tentativo di suicidio di questa donna, un’ombra scura e vera che avvolge la vita della protagonista e il modo in cui lei progetta sul come uscire da ciò che non le da più gioia.
Un racconto shoccante, dall’inizio alla fine,il racconto di come Anastasia abbia fallito la morte e ora si ritrova ridotta in larva in una stanza di un ospedale. Lei osserva con il cervello lucido tutto ciò che vi è intorno e come tutto le appaia ormai in maniera ben distinta, finanche l’affetto del marito e del padre.
La sua attività celebrale esiste ancora ed è intrappolata in un corpo morto. Questa è la sconfitta vera per Anastasia.
Il racconto è dettagliato, claustrofobico, minuzioso, crudele ed incalza il lettore in uno spazio chiuso e privo di ogni desiderio vitale. E’ l’interno della mente di Anastasia che non cede, non molla nulla alla morte.
L’autrice Carla Magnani è molto brava ad incentrare tutto il racconto all’interno della mente della protagonista e a riversarlo senza sconti sul lettore in un percorso che non prova pietà ma solo rammarico per aver fallito la morte.
L’ombra del vero è il racconto quindi di una non vita, sospesa tra la morte e una apparenza di vita.
La beffa atroce che la morte fa ad Anastasia è il punto più affascinante del libro che conquista per narrazione viva e corrosiva. Come anche la paura della vita viene descritta in maniera impeccabile raccontando ulteriormente “l’ombra del vero” che aleggia in ogni essere umano.
DANIELA MEROLA
La paura, questo sentimento che ineluttabilmente condiziona l’essere umano, è uno dei temi principali di questo romanzo. E Anastasia, la protagonista, ha paura. La paura del divenire, quello scorrere senza fine nella realtà proiettata verso un futuro incerto e misterioso. Ed è proprio questo futuro che fa piombare Anastasia nell’angoscia più cupa, che stride con la sua felicità solo apparente, conducendola ad una scelta radicale, terribile, come può essere quella del suicidio. Una decisione che ritiene sia definitiva, irrinunciabile, frutto di quella profonda insoddisfazione che prova riguardo alla sua “immeritata” esistenza e di quella paura che ha per il futuro.
Eppure la vita ad Anastasia ha donato tanto: una famiglia, una carriera brillante, agiatezza economica, l’amore. Ma, forse, non tutto. Il “tutto” è un concetto troppo universale per lei, le sfugge. Allora scava nella sua vita, analizza se stessa, si giudica. Il risultato di quest’opera finemente introspettiva la porta sempre là: alla sua inadeguatezza, che la fa convincere del bilancio fallimentare della sua vita, in cui è stata sempre costretta a indossare una maschera, e lei odia l’ipocrisia. Si convince di non meritarsi la sua vita, perché quel “tanto” che non è “tutto” per lei è “troppo”.
La verità è l’altro grande tema che intitola, tra l’altro, il romanzo.
Dopo il fallito tentativo di suicidio, Anastasia versa in un coma profondo che non le impedisce, tuttavia, di percepire la realtà che la circonda. Nessuno sa che lei sente. Tutti la credono insensibile ed è per questo che chiunque andrà al suo capezzale, in quella fredda camera di terapia intensiva dell’ospedale, le parlerà senza reticenza.
In quella sorta di confessionale, si alternano il padre, la madre, il marito, i figli, l’amica del cuore, la sorella e altri. E di taluni scoprirà verità anche sconcertanti. Ed è per quest’ultime che Anastasia spera di addormentarsi per sempre e non gradisce che qualcuno si prodighi per salvarla.
E sebbene lei sia in coma, continua a provare emozioni vive che la sfiancano perché non può mostrare le lacrime o accennare un sorriso, perché il suo corpo le è estraneo.
Quando è sola, Anastasia continua a pensare e s’inventa una sorta di vocabolario riguardante le parole per lei più importanti, forse quelle che più l’hanno seguita in tutta la sua vita. È un lavoro fortemente introspettivo il suo, la prosecuzione di quelle riflessioni che l’hanno portata alla sua terribile scelta.
Introspezione, psicologia, filosofia si trovano nel romanzo. La protagonista narra mettendosi a nudo come se fosse lei stessa in un confessionale. I suoi ricordi, i suoi pensieri, la sua angoscia scorrono davanti agli occhi del lettore.
Un romanzo che lascia dentro qualcosa di prezioso e profondo già alle prime pagine, perché l’autrice ha una cifra letteraria brillante e trascinatrice e mai banale.
E il finale sarà sorprendente, inaspettato. Arriverà all’improvviso, netto.
Sarà a quel punto che Anastasia trarrà le conclusioni riguardo al suo suicidio fallito, un epilogo che dà il senso completo a tutto il romanzo, grazie alla raffinata tecnica letteraria adottata dall’autrice Carla Magnani.
Margarone Giovanni Scrittore
C. Sansonetti e M. Giuliani
Neppure il fazzoletto confezionato con la seta più fine, è in grado di asciugare le lacrime prodotte dal dolore di un’anima.
Sgorgano infinite, con cadenza costante, da quell’orifizio così ben celato agli occhi del mondo, dove un tassello si è conficcato con violenza. Dentro di esso si innesta subdolo giorno dopo giorno, quel chiodo aguzzo scolpito da una spirale di buco nero. Ogni scontro perso con l’illogicità dell’esistenza corrisponde a un giro di vite e il dolore si acutizza.
Sovente le persone, e più spesso le donne, smettono di riporre fiducia nelle proprie capacità e non riconoscono più quelle caratteristiche che le contraddistinguono, come potenzialità. Tutto quel vociare le distoglie dall’armonia della loro sinfonia interna. E così davanti a sè vedono il buio…
All’orizzonte si profila un oceano denso di quel niente che soffoca, quando basterebbe fare il contrario di quanto dispensato dai consiglieri esperti di aforismi.
Voltare lo sguardo dietro le spalle. Sissignore, guardare indietro. Ripercorrere tutte le mete raggiunte, le difficoltà affrontate, il coraggio costruito sulla forza della paura.
Anastasia è al primo giro della sua garrota e non intende prestarsi alla vacuità di un qualsiasi destino deciso per lei. Nessuno può arrogarsi il diritto di sostituirsi a lei nel pianificare gli eventi, niente può esorcizzare la paura.
Come spesso accade, la vita si prende gioco delle nostre debolezze, sembra spietata nell’architettura di quei labirinti costruiti apparentemente per manipolare l’esistenza di ognuno. Ma non sempre.
Alcune volte concede un filo di Arianna che possa ricondurci a quella leggenda personale che abbiamo il dovere compiere lungo il cammino della nostra esistenza, come ha saputo raccontarci tanto saggiamente Paulo Cohelo.
Carmen Sansonetti e Massimo Giuliani
“L’ombra del vero”. Recensione di Tiziana Viganò
Con lucida razionalità una donna di quarantadue anni, Anastasia, progetta accuratamente e attua il suicidio, eppure il piano di fuggire dalla vita così ben preparato fallisce perchè viene salvata…
”una beffa atroce continua con questo gioco estenuante di tiro alla fune con la vita”.
Così entra in coma, il suo corpo è immobile e insensibile, è diventato per gli altri una presenza inesistente, “qualcosa di indefinito, uno strano connubio di vita e di morte”, ma la sua mente lavora al massimo, solo l’udito è rimasto a metterla in contatto con il mondo esterno.
In questa situazione così difficile ripercorre la sua storia.
E’ una donna tutta d’un pezzo, Anastasia, una che ama la stabilità, i confini ben definiti, è una donna affidabile: ma ha una corazza che copre immense fragilità. Una famiglia unita, il benessere economico, un’ottima salute, una vita tranquilla…la perfezione nasconde l’abisso. Sente di non meritare la vita: paure esasperate la sovrastano e le impediscono di provare qualunque gioia, il dolore si è impadronito di lei come un veleno che l’ha intossicata fin da bambina, come qualcosa di ineluttabile a cui non può sfuggire, perfino il dolore altrui è occasione di sentirsi in colpa.
La paura del dolore è diventata paura della paura e l’unica via d’uscita per chi teme la vita è la morte.
Nel gioco dell’alfabeto, le associazioni libere cui Anastasia si abbandona, sono fili che si intrecciano e formano il tessuto di valori, convinzioni e credenze della protagonista.
Dopo la prova d’esordio con “Acuto” (2015, Gilgamesh) dove analizzava la paura delle scelte, la scrittrice con “L’ombra del vero” esplora la paura del dolore che è connaturato in ogni vita.
Carla Magnani, con la sua abile penna e la conoscenza approfondita dell’animo umano nel lato luminoso e oscuro, ci dona un ritratto di donna sofferto e tormentato, che con un colpo d’ali è capace di riprendere in mano la sua vita dopo averne sviscerato i momenti più dolorosi.
Tiziana Viganò